IL SITO DELLA PROVINCIA DI NOVARA

MOZIONE CONGRESSUALE REGIONALE IDV PIEMONTE 2010

 

ITALIA DEI VALORI
PIEMONTE
CONGRESSO REGIONALE
17 OTTOBRE 2010
MOZIONE PRESENTATA DAL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA
REGIONALE CURSIO LUIGI

 

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PREMESSA
La mozione politica presentata dal nostro Presidente On. Antonio Di Pietro al
Congresso Nazionale del Febbraio scorso e approvata all'unanimità, recitava
letteralmente che “ la ragione vera e profonda” di quel Congresso Nazionale fosse
quella“ di porre le basi affinché quello che finora è stato soprattutto un 'movimento
di opinione' guidato dal suo fondatore diventi un ' partito d'azione' in cui trovino
vita, cittadinanza , agibilità, spazi di dialettica democratica e partecipazione politica
di tutti coloro che si riconoscono nei valori e nei principi fondamentali della nostra
Costituzione, di cui vogliamo continuare ad essere strenui difensori. Le basi, questa
volta, dobbiamo porle assieme appunto partendo dalla ' base' ( scusate il bisticcio di
parole). E la ' base IDV non può essere altro che l'insieme delle persone che si
riconoscono nel partito e ci mettono la faccia. La 'base' non può nemmeno pensare
di rimanere un maso chiuso in cui poche persone pretendono di far vivere il partito
in una specie di ‘ riserva indiana’, inaccessibile a chiunque altro si avvicini solo
perché – in tempi passati e per un insieme di circostanze ( spesso nobili, a volte
occasionali e fortuite ) - si sono ritrovate a rappresentare e gestire finora IDV nel
territorio.”
Dopo i congressi provinciali, tenutisi nel mese di luglio nelle province di Alessandria,
Biella, Cuneo, Novara, Torino Città, Torino provincia e Verbania, con i quali si è
data attuazione al “ turn-over della nostra classe dirigente a tutti i livelli” di cui
parlava ancora il nostro Presidente nella citata Mozione politica, eccoci
all'appuntamento regionale per completare quel percorso.
PRINCIPI FONDANTI
Il partito che vogliamo deve essere fondato sui principi di Libertà e di Democrazia
propri della nostra Carta Costituzionale. Nostro dovere primario è quello di rendere
viva la Costituzione Italiana.
L'Italia dei Valori deve ambire ad essere un modello di partecipazione attiva, un
partito nel quale ciascuno riceva sulla base del proprio impegno, capacità e merito.
L'Italia dei Valori deve essere un Partito Vero, così come definito dalla Costituzione,
cioè una libera associazione di cittadini che concorrono con METODO
DEMOCRATICO a determinare la politica nazionale.
Vogliamo un Partito che sappia essere laico nei fatti, ma anche rispettoso dei credi
religiosi di ognuno, senza sopraffazioni.
Vogliamo un Partito aperto alle associazioni (sindacali, di categoria, di volontariato
, ecc. ) e alla cosiddetta società civile.
Vogliamo un Partito territoriale, cioè vicino di casa di ogni cittadino, consapevole
dei problemi quotidiani e capace di ascoltare e impegnarsi per dare soluzioni.
Vogliamo un Partito che concili l'esigenza della sicurezza con la dignità dei
migranti.
Vogliamo un Partito vicino ai lavoratori e soprattutto a chi il lavoro non ce l'ha più
o non lo ha mai avuto.
Vogliamo un Partito “verde”, cioè attento ai problemi ambientali di vasta scala e a
quelli che incontriamo quotidianamente; un partito che punti sulla green economy.
Vogliamo un Partito attento alla legalità a tutti i livelli, che premi il merito e non
l'appartenenza alla famiglia o al “clan”.
IL PRESENTE
L'Italia è immersa in una notte profonda: le sue strutture sociali, economiche e
istituzionali sono logorate.
Il Paese è demoralizzato, il senso della sua civiltà è minacciato. Non saranno la
speranza di consumare di più, o la maschera grottesca di un Premier a tirarci fuori da
una crisi che ci attraversa e ci supera per dimensione e profondità.
Il cambiamento è ancora possibile, ma occorre intervenire tempestivamente e con
decisione, incominciando da noi.
La reazione, invece, è quella di chiedersi “perché dovrei espormi io ?”, col rischio di
trovarsi fra le critiche dei compagni che non vogliono un cambiamento faticoso da
gestire.
Il solo modo per uscire da questa indifferenza è quello di guardare ai bisogni degli
altri e non solo ai propri, perché ciò che ci unisce è più forte di quello che ci separa e
ricostruire il consenso su valori comuni di fondo, su una tensione al bene comune.
La demonizzazione reciproca può portare qualche vantaggio nel breve periodo, ma
nel medio-lungo periodo può solo avvantaggiare la destra.
La vita non è fatta di anni, ma di singoli momenti e questo momento conterà nelle
nostre vite: non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri
figli.
La situazione italiana è questa: la costruzione mediatica di un'egemonia culturale
pressoché incontrastata, o comunque subita, dispiega tutta la sua potenza per creare
un mondo artificiale che deve far velo a quello reale.
La risposta non può essere quella del disarmo unilaterale, né quella dell'inciucio di
pessimo odore: la risposta non può che essere una sola, quella che Franco Cordero
sintetizzava così: “tutto dipende dagli oppositori, essendo in ballo almeno cent'anni
della storia futura di un Paese mezzo inebetito. Non ricordo nessuno che, da solo,
abbia occupato lo Stato debellando i resistenti: glielo consegnavano abitanti complici
paurosi o pasticheurs funesti” .
Il futuro non può che essere quello di un'Italia protagonista sulla scena mondiale, ma
per essere tale deve essere più Europea, mentre in questi anni ha lavorato più contro
che per la crescita di un'unità europea vera.
IL PROSSIMO FUTURO
La crisi denuncia un'evidenza: il futuro conta più del presente, ecco perché deve
diventare per noi un'ossessione, l'obiettivo sul quale concentrare tutto il nostro
impegno. Il resto è secondario.
Dobbiamo mettere l'orecchio a terra, ascoltare più che parlare. Ascoltare anche chi
non fa parte della nostra stretta cerchia. Stare alla larga il più possibile dai “luoghi
protetti”: allargare gli orizzonti.
L'Italia dei Valori ha dimostrato, a livello nazionale, grande sintonia con la parte
migliore del Paese, di essere attenta ai problemi veri dei cittadini, di voler governare
la crisi anche attraverso una redistribuzione del reddito che sia spiegata al pubblico
non certo come frutto d'invidia sociale, ma come appello all'equità dei sacrifici e alla
loro ineluttabilità in una prospettiva più dinamica e più coesa.
Questo è il nostro futuro: LIBERTA' e GIUSTIZIA, COESIONE SOCIALE,
EFFICIENZA da offrire, da reclamare.
Non crediamo che questa legislatura terminerà il suo corso, come previsto, nel 2013.
Crediamo che il Presidente del Consiglio senta il crescente scricchiolio del sistema di
potere da lui costruito. Lo senta e ne sia angosciato, ma anche intestardito nel
difenderlo con tutti i mezzi, compreso quello della compravendita di parlamentari.
Sente anche che il solo modo di protrarne l'agonia sia il ricorso alle urne prima che lo
scricchiolio divenga schianto.
L'autunno appena iniziato e l'inverno che seguirà saranno teatro di scontri violenti:
istituzionali, politici e sociali.
Ora tocca a noi. Insieme non possiamo fallire, ce lo chiedono milioni di italiani.
Nella nostra Città, nella nostra provincia, nella nostra Regione non c'è niente di più
fondamentale del LAVORO, non solo come fonte di reddito, ma come ciò da cui
nasce l'autostima.
Non possiamo dire alla nostra gente: “arrangiatevi”, dando magari una gomitata in
faccia a quello che ti cammina a fianco se serve per salvarsi, per primeggiare, per
apparire anziché essere !
Intanto il problema più urgente è per chi il lavoro non ce l'ha o lo perde. Un problema
devastante per un Paese come il nostro. La difesa del lavoro non può ridursi alla
vecchia cassa integrazione e alla cassa in deroga. Serve molto di più. Servono
ammortizzatori sociali universali , nuovi meccanismi di salario d'ingresso, forme
straordinarie di incentivazione a favore dell'occupazione femminile, nuovi contratti di
solidarietà. A seguire viene il resto, compresa l'applicazione del nuovo modello
contrattuale basato sul rafforzamento del salario di produttività.
Dobbiamo assicurarci che la torta economica sia ripartita in modo più equo, ma
dobbiamo fare anche in modo che quella torta economica stia crescendo.
Il nostro Paese ha bisogno di politiche forti per aumentare la buona occupazione e
contrastare la precarietà del lavoro, di interventi per l'integrazione sociale, per la
famiglia, per la casa.
Il voto favorevole dato dall'Italia dei Valori alla legge delega per l'introduzione del
Federalismo Fiscale nel nostro Paese, va letto come stimolo a far crescere l'Italia
nella sua totalità, far assumere maggiore responsabilità ai territori, a far uscire le
Regioni del Sud dal controllo dei vari poteri mafiosi che ne bloccano lo sviluppo e ne
moltiplicano le spese, far fare un cambiamento radicale alla classe dirigente politica
ed economica, farle assumere le proprie responsabilità, premiando il merito e non le
clientele. Va letto come rottura rispetto al passato nel quale alcune regioni si
facevano carico dell'intero Paese ed altre venivano portate di peso, regioni del Nord,
come quelle a Statuto Speciale, e Regioni del Sud nelle quali il parassitismo,
l'evasione fiscale, il sommerso, fanno da padrone. La sfida che abbiamo lanciato alla
PDL e alla Lega Nord è proprio questa: più responsabilità, meno sprechi, minori
spese pubbliche improduttive.
IL PRESENTE DEL NOSTRO PARTITO
L'Italia dei Valori, pur proseguendo la propria linea politica che l'ha
caratterizzata in questi anni come l'unica forza politica di opposizione e di
proposizione, conferma la propria appartenenza al Centro-Sinistra sia a livello
Centrale che a livello Piemontese, aperta al confronto con le altre forze politiche di
coalizione.
Il nostro principale interlocutore politico è il Partito Democratico, così come definito
nel Congresso Nazionale di Febbraio. Questo, però, non deve significare sudditanza e
subalternità, ma confronto sulle scelte quotidiane e quelle di lungo respiro ( alleanze,
programmi, ecc). Dobbiamo dialogare anche con le altre forze politiche della sinistra
riformista e progressista e con quelle che con noi convergono su progetti e
programmi.
Escludiamo in modo categorico alleanze con coloro che stanno facendo scempio della
nostra Carta Costituzionale, con coloro che mettono il bavaglio all'informazione, con
chi vuole dividere l'Italia ( in “caste”, geograficamente, secondo i redditi, ecc.).
Purtroppo constatiamo che, a livello regionale , il nostro Partito è totalmente assente,
sia in termini di proposta politica, che di confronto programmatico, e che i risultati
elettorali positivi raggiunti in questi ultimi anni sono per lo più il frutto della positiva
ricaduta dell'incisiva politica del nostro Presidente Antonio Di Pietro.
La totalità del nostro tempo l'abbiamo dedicata ai contrasti interni, non per sanarli,
ma per alimentarli. Non c'è stata mai una iniziativa di vero contenuto politico che sia
partita dalla dirigenza passata apicale regionale. Nessun confronto tematico, nessuna
iniziativa sul territorio decentrato ( comuni, circoscrizioni, collegi provinciali, ecc),
nessuna iniziativa di confronto con le altre forze politiche di coalizione e fuori dalla
medesima. In altre parole, si può, purtroppo, affermare che il CONFRONTO sui
contenuti NON è di casa e questo è dovuto essenzialmente a due ragioni: la prima è la
totale assenza di DEMOCRAZIA al nostro interno e l'assenza di democrazia porta
inevitabilmente a due estremi opposti: o al REGIME o al CAOS. Da noi le due cose
si sono alternate ! La seconda ragione sta nella estrema PERSONALIZZAZIONE che
ha di fatto bloccato il funzionamento degli Organismi territoriali.
Il non aver celebrato i congressi territoriali, per ben due volte indetti e poi revocati,
ha demoralizzato i nostri iscritti e li ha allontanati da iniziative politiche, perché si
sono sentiti emarginati, constatando che la dirigenza apicale dei tre livelli territoriali
maggiori era di nomina ed in continua prorogatio . La militanza non può essere
attivata unicamente nel momento elettorale o per raccogliere le firme per il
Referendum di turno, appuntamenti comunque importantissimi.
La presenza sui Media del nostro partito a livello locale, si è vista solo in occasione di
rivendicazioni di potere e non già di proposta. A questo, poi, si aggiunga che l'IDV
non è certo nelle grazie della stampa locale.. e la differenza è fatta.
Più volte e da più parti si è elevata forte e chiara la richiesta di dotare il Partito di sedi
decentrate: solo dopo i congressi provinciali sono state erogate risorse finanziarie per
attivarle anche là dove non erano ancora operative.
Che dire poi della gestione finanziaria del Partito, tutta centralizzata a livello
regionale, dal quale una tantum partivano trasferimenti assolutamente insufficienti
per qualsiasi iniziativa politica.
IL FUTURO DEL NOSTRO PARTITO
L'appuntamento congressuale deve diventare l'occasione del rilancio del nostro
Partito, e questo deve avvenire dal basso, dalla partecipazione attiva ad ogni livello
territoriale, anche da quello più periferico.
Ecco perché subito dopo la celebrazione del congresso regionale, chiederemo
all'Ufficio di Presidenza nazionale e per esso all'Ufficio Nazionale Organizzazione,
l'autorizzazione a poter celebrare i congressi cittadini.
Maria Cristina Spinosa e Antonio Punzurudu nelle mozioni presentate per i rispettivi
congressi della provincia di Torino e della Città di Torino, avevano proposto che “il
prossimo coordinamento regionale e quelli provinciali prendessero in seria
considerazione la possibilità di dotare il partito di organigrammi nei collegi
provinciali o in subordine nei collegi ex Camera dei Deputati, onde evitare di lasciare
abbandonati a se stessi nostri iscritti che vivono in piccoli comuni o in comuni
montani.” Ebbene, è con piacere che abbiamo appreso che nel recente incontro a
Bergamo dei responsabili organizzativi nazionali e i coordinatori regionali e
provinciali, sia stata “fatta propria” tale proposta.
I due coordinatori provinciali torinesi hanno già provveduto in tal senso,
individuando i referenti di collegio provinciale su tutto il territorio di competenza.
La DEMOCRAZIA INTERNA DEVE FINALMENTE INCOMINCIARE A
FUNZIONARE IN QUESTO NOSTRO PARTITO !
Gli organi di Partito devono essere messi in grado di decidere, dopo ampio ed aperto
confronto interno, sempre che qualcuno non si sottragga a tale confronto.
Con i congressi locali , che eleggeranno i Coordinatori cittadini, il “vincolo di
fiducia” nei confronti del Coordinatore Regionale ( che poteva avere un senso quando
i responsabili territoriali venivano “nominati” ), non solo non ha più alcun senso, ma
potrebbe addirittura rivelarsi dannoso. Solo gravi ragioni, che verranno definite da
apposito regolamento, potranno significare “giusta causa” di rimozione.
Ogni iscritto ha pari dignità, diritto di esprimersi e di eleggere democraticamente i
propri rappresentanti.
A far data dal prossimo tesseramento dovrà valere la regola che la partecipazione ai
Congressi Territoriali sia consentita a coloro che sono iscritti al partito da almeno 24
mesi.
Ogni iscrivendo dovrà recarsi di persona presso la sede di Partito più prossima
alla propria residenza o luogo di lavoro, sottoscrivere il modulo di adesione ,
effettuare il versamento della relativa quota direttamente nelle mani del Coordinatore
cittadino o suo delegato.
Le iscrizioni e le candidature espresse dal nostro Partito dovranno essere comprovate
da indubbia moralità, così come previsto dallo Statuto nazionale dell'Italia dei Valori.
Fondamentale è il principio che regni sovrano il RISPETTO degli individui, in
quanto persone e non in quanto numeri.
Per fare ciò dobbiamo essere costantemente in relazione con il nostro territorio;
essere attenti e partecipi alle varie problematiche espresse dai nostri concittadini,
essere pronti a denunciare soprusi, promuovendo soluzioni efficaci e tempestive.
Di fondamentale importanza, per il raggiungimento di tale obiettivo, è la
valorizzazione dei CIRCOLI, tematici, territoriali o aziendali . A questi potranno
“sovrapporsi” Circoli Zonali, quale strumento di supporto per iniziative condivise di
area vasta. Ovviamente, ogni circolo tematico o territoriale avrà un proprio
rappresentante nel circolo zonale, il quale dovrà sempre rapportarsi alla Segreteria
provinciale. Questa maggiore partecipazione della base è una voce che si alza dagli
iscritti al Partito ed è una necessità inderogabile di maggior presenza sul territorio
dell'IDV.
L'organizzazione interna al nostro Partito non può non dispiegarsi per aree tematiche
in Dipartimenti Provinciali che , collegati a quelli Regionali e Nazionali,
contribuiscano ad elaborare proposte programmatiche e progetti politici concreti.
Dipartimenti operativi, dunque, che vedono l'applicazione di tutte le espressioni del
Partito, una tensione continua per gli aderenti, aperti al contributo di forze esterne
esperte nei vari settori.
Per realizzare un programma così ambizioso sono necessarie adeguate risorse
finanziarie ed economiche. Il partito deve offrire certezze sulle disponibilità in
dotazione e garantire il massimo di trasparenza nella gestione finanziaria. A tal fine ci
impegniamo, a conclusione di ogni esercizio finanziario, a fornire una dettagliata
informazione sulle entrate e sulle uscite, voce per voce. Questo servirà certamente a
far crescere la fiducia degli aderenti e a rendere evidente uno degli ideali sostanziali
dell'IDV.
Riteniamo che le risorse finanziarie per far funzionare il Partito ci siano.
- I trasferimenti dal nazionale ammontano a 20.000 Euro per l'intera Regione
Piemonte
- A queste occorre aggiungere quelle derivanti:
- dal tesseramento appena concluso, che calcoliamo attestarsi intorno ai 60.000 euro
su base regionale;
- dal contributo degli eletti (consiglieri comunali, provinciali, regionali, parlamentari)
e degli amministratori ( sindaci, assessori comunali e provinciali, dal contributo di
amministratori di Enti e società indicate dal nostro partito.
Il tutto, se versati, ammontanti a circa 120.000 euro e così per complessivi 200.000
euro. Risorse “sufficienti” nel cercare di attivare sedi zonali, completando la
dotazione nei Comuni capoluogo di provincia, quali luoghi di confronto ed impegno
politico dei nostri militanti.
Le risorse finanziarie provenienti dai territori provinciali ( quote di adesione e
contributi degli eletti (consiglieri comunali e provinciali), salvo diverse disposizioni
dello Statuto Regionale unico, devono stare sui territori medesimi nella loro totalità,
mentre quelle provenienti dal nazionale e dai Parlamentari e Consiglieri Regionali
devono essere a disposizione del regionale per contribuire maggiormente alle
iniziative delle realtà più “deboli” finanziariamente e per il funzionamento della sede
regionale.
Il Partito dovrà, poi, rapportarsi costantemente con gli eletti di ogni ordine e grado e
le linee politico-programmatiche dovranno essere discusse all'interno degli organismi
di Partito e di Gruppo consiliare competente e, prima di essere rese pubbliche,
dovranno trovare, tra loro , sintesi: attore primario e garante di questo confronto deve
diventare il Dipartimento Enti Locali.
Così come riteniamo indispensabile il rapporto costante e continuo tra gli
Amministratori del livello superiore con gli eletti dei livelli inferiori e viceversa, onde
evitare di riscontrare, come già avvenuto, posizioni diverse se non opposte su stesse
problematiche territoriali. I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale, o il
Piano per l'Occupazione presentato dal presidente Cota nei giorni scorsi, non possono
non coinvolgere l'insieme del nostro Partito: eletti e militanti..
Riteniamo che, a rappresentare il gruppo consiliare di un Comune o di una
Provincia, sia chiamato prioritariamente chi è stato eletto sotto il simbolo del
partito dell'Italia dei Valori e, solo in assenza di tale requisito, si proceda con altro
consigliere anche non eletto nelle file del nostro Partito e che, comunque, la scelta del
capogruppo sia preventivamente discussa all'interno degli organismi di Partito
competente territorialmente.
Riteniamo che la mozione “Pardi” approvata dall'Assemblea congressuale nazionale
sulla non candidabilità di parenti di eletti nelle istituzioni debba essere ulteriormente
rafforzata.
Ci impegniamo a far approvare un “Regolamento nomine” dal Coordinamento
regionale.
Verrà istituita a livello provinciale un'apposita Commissione Nomine, composta da
rappresentanti del Coordinamento provinciale e dal capogruppo dell'Ente che dovrà
procedere alla nomina. A detto Regolamento dovranno attenersi rigidamente tutti i
componenti le Commissioni provinciali.
Proponiamo che i rappresentanti designati dal Partito non possano essere presenti in
più Enti strumentali.
In conclusione, la presente Mozione congressuale tende a creare un clima di maggior
coesione interna al nostro Partito, senza con questo minare il confronto democratico,
ma anche non consentendo comportamenti che abbiano come obiettivo quello della
delegittimazione dell'altro, della offesa personale, della denigrazione e dell'ingiuria.
Non possiamo camminare da soli: abbiamo bisogno di stare insieme, di crescere
insieme, di allargare il nostro orizzonte, e lo scontro fine a se stesso.
Per questo motivo provvederemo , con priorità assoluta, alla costituzione di un
organismo esecutivo all'interno del Coordinamento regionale e che, in tale
organismo, sia rappresentata la minoranza interna.
Qualora uscissimo in maggioranza dall’urna congressuale, ci impegniamo a costruire
un partito unito e coeso, coinvolgendo la o le minoranze all’interno della diretta
gestione e nell’individuazione dell’indirizzo politico del nostro partito.
LA PREMESSA POLITICA
L'Italia dei Valori faceva parte della Maggioranza politica che, nella legislatura 2005-
2010, aveva sostenuto lealmente la Giunta Regionale presieduta da Mercedes Bresso
e con la medesima si è presentata all'appuntamento elettorale del Marzo scorso.
Il Coordinamento regionale, però, non è MAI stato convocato per elaborare un nostro
documento programmatico, né è stato convocato per valutare il programma
predisposto dalla candidata a Presidente della Giunta Regionale piemontese, quindi
non ci è dato di conoscere ad oggi quali siano le idee dell'Italia dei Valori per il
Piemonte.
Proviamo allora noi a proporre alcune linee programmatiche valide, sia che il nostro
ruolo in seno al Consiglio Regionale sia di opposizione che di maggioranza (di
governo della regione Piemonte).
Ancor più se la verifica delle schede elettorali predisposte dal T.A.R. o eventuali
nuove elezioni ci riconsegnassero quanto scippato da Roberto Cota e dalle liste
fantasma che lo hanno sostenuto.
Presidente della Regione e Presidente del Consiglio del Paese
Una proposta a livello legislativo che non permetta ai governatori, come già è per i
sindaci, di rimanere ai vertici dell’ente per più di due legislature. La permanenza
perpetua è un grave impedimento al ricambio generazionale di cui tutti a parole ne
auspicano l’esigenza.
Inoltre tende a creare centri di potere costanti che sono alla base della corruzione e
della collusione di cui questo paese fa largo uso. Si richiede altresì al Gruppo
Consiliare Regionale di farsi carico di una Proposta di Legge con altre regioni per
limitare lo stesso permanere del Presidente del Consiglio del Paese, al massimo di
una rielezione.
In tutti i Paesi Europei il Presidente del Consiglio non può essere rieletto
innumerevoli volte, ma solo per una durata massima che va da otto a dieci anni ( due
legislature); è uno dei cardini del funzionamento della democrazia. In un sistema
bipolare al quale noi crediamo, tale blocco costituisce il pilastro della democrazia,
favorisce il ricambio al potere ed allontana il permanere continuativo ed a vita sulla
scena della politica italiana.
Etica e responsabilità pubblica
Occorre evitare con tutti i mezzi legislativi e regolamentari, anche interni al nostro
Partito, ogni e qualsiasi forma di Conflitto di interessi e di Parentopoli, sia
all'interno del Consiglio e della Giunta Regionale, sia nelle nomine in società ed enti (
ASL e ASO per primi ).
La MERITOCRAZIA dovrà essere l'unico metro di valutazione nelle assunzioni,
negli incarichi professionali, nella nomina della dirigenza regionale e delle
amministrazioni di società partecipate e controllate.
Ridimensionamento dei costi della politica e produttività dell’Ente locale.
Ridurre gli emolumenti, i gettoni di presenza, i rimborsi spesa, i viaggi internazionali,
ma soprattutto si richiede una maggior produttività legislativa alla Regione.
Il vitalizio non può essere compatibile con altri emolumenti della politica.
Ridurre il proliferare di gruppi consiliari, delle indennità accessorie, delle
remunerazioni di fine mandato.
Abrogazione o drastico ridimensionamento delle province.
La Regione è nata per legiferare, è diventata un altro ente di gestione da sommarsi
alle Province, ai Comuni , alle Circoscrizioni. Deve tornare al compito originario.
Qual è la produttività legislativa della Regione?Quali e quante di questi leggi
incidono realmente nello sviluppo del Piemonte ? Si intravvede che la nuova
maggioranza è più preoccupata di gestire direttamente, di non rimanere alla finestra
nelle varie società di gestione, piuttosto che promulgare leggi che favoriscano
l’incremento di occupazione e sviluppo del Piemonte.
I costi della politica sono maggiormente comprensibili se gli attori si adoperano ad un
effettivo lavoro di crescita della propria Regione.
Trasparenza e partecipazione
La trasparenza la si ottiene scrivendo leggi e deliberazioni comprensibili, mettendo
sul sito della Regione tutti gli atti amministrativi, non per sintesi o con “omissis”, ma
per intero.
Gli atti prodromici e definitivi di tutti gli appalti, i concorsi, le assegnazioni di
incarico, devono essere accessibili a tutti.
La partecipazione si ha quando si coinvolgono i livelli istituzionali inferiori, le
organizzazioni imprenditoriali, sindacali, di volontariato e le libere associazioni di
cittadini. Essere, quindi, più trasparenti.
PRINCIPALI PRIORITA’
L’Italia e la Regione Piemonte devono offrire a tutti i cittadini le medesime
possibilità.
Difesa e creazione di nuova occupazione
Ogni sforzo, ogni risorsa dovrà essere indirizzata per salvaguardare l'occupazione,
per reintegrare i cassa integrati ed i lavoratori in mobilità, per creare nuova
occupazione per dare un futuro ai nostri giovani, in tutti i settori guida dell'economia
regionale: dall'automotive all'aereospaziale, dall'alimentare alla meccanica, dalla
nanotecnologia all'information technology.
Investimenti in infrastrutture, innovazione, internazionalizzazione e credito per
l'imprenditorialità
Dalla crisi si potrà uscire solamente se sapremo cambiare radicalmente. La nostra
Regione è caratterizzata da un territorio molto vasto con specificità e identità locali
differenti: valli, pianure, laghi e importanti centri urbani.
Queste peculiarità richiedono politiche attente a valorizzare e potenziare le vocazioni
locali in un quadro di sviluppo policentrico.
La pianificazione territoriale dovrà essere attuata non imponendola dall'alto, ma
dovrà avvenire in modo partecipato e condiviso dal basso, cioè dai diversi sistemi
locali.
Le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, lo sviluppo e l'applicazione di nuove
tecnologie, rappresentano i settori produttivi sui quali puntare per far crescere il
reddito delle persone e l'economia regionale.
L'intera Regione dovrà nel brevissimo essere “cablata”: non è più tollerabile che
interi territori siano “tagliati fuori” dal circuito telematico ed informatico super
veloce.
Il sistema bancario e finanziario deve essere al servizio delle persone, delle famiglie e
delle imprese e non viceversa !
Formazione, formazione e ancora formazione
Le nostre materie prime devono essere quelle che non si esauriscono mai: la scienza,
il capitale umano e la conoscenza. In Piemonte si devono fabbricare “soluzioni”,
concetti, programmi e linguaggi codificati, per mandare avanti l'elettronica e
l'informatica, l'intero sistema nervoso dell'economia globale. Il Piemonte deve
ritornare ad essere il centro propulsore del Paese, dove la meritocrazia riesce a
cancellare il peso delle diverse classi sociali: sul mercato del lavoro devono contare
solo i titoli di studio e l'esperienza professionale, il cervello e la fantasia creativa.
Federalismo fiscale
La sfida federalista, lanciata dalla Lega, deve essere accolta e dobbiamo andare oltre.
I decreti attuativi della legge delega sul federalismo fiscale – Legge n.42/09 – sono
acqua fresca, vorrebbero cambiare tutto cambiando nulla. Non propongono un assetto
federale reale e non attribuiscono poteri effettivi alle Regioni. Noi dobbiamo batterci
per una Riforma vera, che assicuri alla regione entrate dirette e autonomia nella
gestione di tributi propri.
Terza età
La terza età è una risorsa per la società ma anche per il Partito. Una politica che offre
riposte maggiori sul piano sanitario e assistenziale, in cui l’abbandono della famiglia
a “gestirsi” il proprio stato parentale debba diventare occasione di solidarietà più
profonda nell’ambito del vicinato, degli enti preposti e delle poche e sempre più
ridotte risorse di cui il comparto pubblico dispone.
Ma la terza età è altresì una grande risorsa per il partito, il prolungamento della vita
media, offre una notevole disponibilità di tempo e se il partito saprà cogliere questa
enorme risorsa, coinvolgendo politiche concrete per questa fascia di popolazione,
porremmo le basi per una notevole crescita dell’IDV.
Giovani
E’ difficile stabilire qual è l’età giovanile di riferimento, visto il prolungarsi del
momento in cui stabilmente il giovane è inserito nel mondo del lavoro. Il
berlusconismo tende a normalizzare un’idea giovanile alla reality show , in cui non si
emerge in base all’impegno , alla capacità, al merito, ma al business del momento, il
successo economico, l’aspetto fisico.
Viene premiata la furbizia, la cultura della mancanza di regole, l’arrivismo più
sfrenato a qualsiasi costo , ogni mezzo è concesso per raggiungere questi fini.
Raggiunto l’obiettivo su questa base culturale, la conseguenza immediata è il fastidio
delle regole e dello Stato, l’elusione fiscale come merito, l’eliminazione
dell’avversario per poter emergere. Chi non si adegua è fuori dal “sistema”, è
destinato nella migliore delle ipotesi ad essere considerato un incapace, per poi, se
osa esprimersi, un “terrorista” della società.
L’ulteriore conseguenza è l’allontanamento dei giovani dall’impegno politico, o nella
migliore delle ipotesi, l’avvicinamento ad un partito, cercando di utilizzarlo come
strumento per raggiungere gli stessi obiettivi già prima individuati.
Il partito ha una grande responsabilità nel costruire una cultura giovanile che si basa
sul rispetto delle regole, sulla legalità, sulla cultura, sul merito e sul rispetto degli
altri.
I giovani sono la più grande speranza per riuscire a costruire una società fondata su
una paritaria occasione che ad ognuno deve essere offerta, perché la società possa
crescere in una dimensione equa e valorizzante.
La famiglia
Una politica che riconosca come perno centrale della società la famiglia, deve
conseguentemente favorirne la crescita.
Famiglia non è solo quella tradizionale, ma le sue diverse ramificazioni ( separati,
divorziati, single , coppie di fatto) ai quali un partito attento non può non
riconoscerne i bisogni.
Il sostegno alle famiglie non possono essere solo gli sgravi fiscali che a volte sono
irrisori, ma strutture scolastiche e di sostegno gratuite che offrono a tutti la possibilità
di raggiungere un alto livello di scolarizzazione. Le nuove povertà stanno
raggiungendo i single, i divorziati, separati che vivono una miriade di problemi
irrisolti, sia per loro che per i figli, nonché per gli ex partner.
Una politica mirata a queste nuove realtà può essere un punto di forza di un partito
che è attento al sociale ed alle nuove realtà di questi nostri tempi.
SANITA’
Quelli sopra ricordati sono “solo” alcuni, anche se riteniamo essere i principali
indirizzi della nostra presenza nell'Istituzione Regionale Piemontese, sui quali
strutturare il nostro Partito subito dopo il Congresso Regionale, mediante la
costituzione di Dipartimenti tematici, in stretta collaborazione e dialogo con gli
omologhi gruppi di lavoro provinciali.
Se da una parte è difficile immaginare una riforma della sanità condivisa fra gli stessi
esperti del settore, dall’altra non è difficile individuare le sacche di sprechi che
indisturbati continuano a persistere.
Innanzitutto mettere in rete tutti i dati in possesso sulla popolazione-pazienti, affinché
i medici e gli operatori possano usufruire celermente, al fine di essere tempestivi e di
ridurre il tempo dedicato alla raccolta.
Istituire gare telematiche per l’attribuzione di appalti con regole chiare,
inequivocabili e soprattutto non soggetti a elusioni. Premiare e favorire la qualità nei
reparti e in genere delle prestazioni mediche e chirurgiche, con una logica
meritocratica.
Ridurre il contenuto dei farmaci (blister e flacone) per tutte quelle patologie che
riteniamo essere di breve durata o transitorie. Si può stimare di ridurre del 20% la
spesa complessiva che si aggira a poco meno di un miliardo di euro con un risparmio
di duecento milioni annui circa.
Ridurre il numero di apparecchi diagnostici per immagini tipo RMN e TAC in quanto
i tempi medi di attesa per eseguire tali esami non è inferiore agli altri paesi europei,
anzi talvolta superiori. In quanto il numero complessivo medio di queste
apparecchiature è almeno il doppio rispetto a quello europeo. Non avremmo solo un
risparmio del mancato acquisto, ma anche nell’assenza di manutenzione.
Si rende assolutamente necessario l’impostazione delle cure e del monitoraggio delle
patologie croniche che sono in aumento costante, poiché aumenta il numero degli
anziani nella popolazione. Bisognerebbe formare e dislocare sul territorio gli
operatori sanitari, affinché la patologia cronica resti tale e non divenga acuta,
contenendo i costi e offrendo al contempo qualità di vita migliore. Si rende altresì
necessaria la creazione di nuove figure professionali legate alle mutate condizioni
emerse, così come è assolutamente necessario aumentare l’attuale numero chiuso per
l’accesso al corso di laurea in medicina.
La giunta Cota ha cercato in questi mesi di dare un’ immagine di operatività relativa
alla sanità piemontese, provando a portare avanti un piano di rimescolamentoaccorpamento
delle A.S.L. e delle A.S.O. sul quale ci sono ancora tante incognite, ma
che comunque non determinerebbe alcuna vera miglioria della qualità sanitaria
piemontese.
La realtà è che la partita sulla sanità regionale si gioca su due fondamentali cardini: la
verifica oggettiva della qualità delle prestazioni sanitarie e la riduzione degli sprechi.
Questi due capisaldi sono strettamente connessi, poiché spesso il miglioramento delle
prestazioni determina automaticamente la riduzione della spesa.
Come è noto , in un prossimo futuro la regione prenderà decisioni importanti relative
alla costruenda “Città della salute”; sulle scelte che l’amministrazione regionale
porterà avanti, ci dovrà essere l’attenta e puntuale partecipazione dei nostri
rappresentanti, anche a partire da coloro che avranno la responsabilità del
Dipartimento tematico regionale della sanità, affinché le decisioni da prendersi , negli
interessi dei cittadini non solo torinesi , ma di tutta la regione, rappresentando il
progetto una concentrazione di eccellenze al servizio di tutte le province piemontesi,
siano condivise da I.D.V. o siano direttamente il frutto di idee nate dal nostro Partito.
I.D.V. dovrà in futuro formulare una proposta concreta per una legge regionale che
ostacoli l’ingerenza partitica nelle nomine in sanità: i cittadini devono vedere in noi
l’unica forza politica che affronta con serietà questo tema, per favorire la crescita
qualitativa attraverso l’unica valutazione che conta, quella del merito e delle capacità
individuali.
In definitiva la salute rappresenta un bisogno sociale talmente importante che l’azione
di un partito sul territorio non può non essere massima su questo tema, restituendo ai
cittadini una sanità in cui aver fiducia, pur con gli adeguati controlli di spesa.
AMBIENTE
La Regione Piemonte, grazie anche al lavoro fatto fin qui, ha la possibilità di
diventare modello di sviluppo per quanto riguarda la produzione di energia pulita
attraverso azioni mirate al risparmio energetico e all' utilizzo di energie rinnovabili,
unendo a questi progetti di sviluppo del territorio che stimolino il settore della
riconversione e della bioedilizia. Particolare attenzione deve inoltre essere data alle
piste ciclabili. Implementare la mobilità ciclabile significa agevolare, oltre la
riduzione di emissione di gas inquinanti nell'atmosfera, il decongestionamento del
traffico urbano migliorando i servizi urbani (stazione ferroviarie, strutture scolastiche,
ecc.), il trasporto collettivo (car sharing) ma anche i principali luoghi di interesse
paesaggistico e naturalistico.
L’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che
appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può
essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti. Per questo è
necessario arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua, così come si sta facendo
attraverso la raccolta di firme referendaria.
Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e
una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni il nostro Paese ha cavalcato una
urbanizzazione ampia, rapida e violenta.
Questo consumo di suolo (pari a una media di circa 800 ha/anno nella provincia di
Torino dal 2000 ad oggi) si è trasformato troppo spesso in puro spreco, con decine di
migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha
cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione pone problemi crescenti
al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione
né sulla qualità della vita dei cittadini. Questa crescita senza limiti considera il
territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad
interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto,
continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo
deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il
suolo.
CONCLUDENDO E APRENDO AD UN NUOVO DESIDERIO DI FUTURO
Noi proponiamo una mozione aperta al contributo di tutti coloro che vogliono far
crescere in un clima democratico il Partito. Vogliamo includere e non escludere; la
ricerca dell’unitarietà è dovere di chi dirige, e dall’interno del Partito sarà la nostra
stella polare, ma il nostro impegno non potrà che essere quasi interamente dedicato
all’attività sul territorio ed al rapporto con le altre forze politiche in concerto con
tutte le province piemontesi. Tutte le discussioni sono ben accette, purché non siano
strumentali e portino nocumento all’IDV, anche gli strumenti tecnologici vanno
utilizzati nell’interesse della crescita dell’IDV; non permetteremo a nessuno di
denigrare le persone, in particolare coloro che appartengono o intendono avvicinarsi
al Partito. La libera circolazione di idee deve avvenire sugli argomenti che sono
consoni al Partito, per migliorarne la qualità e le scelte. Ma nessuno di noi ha il
diritto di giudicare gli altri, o di arroccarsi a giudice; si possono criticare le scelte
politiche, ma in uno spirito costruttivo. In questo congresso non ci sono avversari,
possono esserci linee politiche diverse, ed è su questo che si deve lavorare per trovare
una sintesi che porti all’univocità del Partito. Se condividiamo lo spirito del
Presidente nazionale Di Pietro che ne anima gli interventi e ne guida le scelte, il
nostro impegno non può che essere nella società civile, nelle amministrazioni,nei
sindacati, nelle associazioni, a fianco della difesa dei valori irrinunciabili per i quali è
nato il Partito; ed allora il tempo a disposizione di tutti noi va dedicato a questi
obiettivi ed a tali priorità. Se così sapremo lavorare faremo un servizio utile allo
sviluppo del Paese, rispetteremo il nostro impegno nel Partito ed onoreremo
degnamente l’opera, quanto mai difficile, intrapresa dal Presidente Di Pietro.
Presidente al quale mi sento di rivolgere un doveroso saluto e un convinto
ringraziamento per l’opportunità che offre a tutti noi, attraverso l’IDV, di impegnarci
concretamente per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini di questo
straordinario Piemonte.

 

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SEDE IDV NOVARA

(Corso Milano, 44 B)

 

Apertura

Lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18:00 alle 19:00

 

Membri del coordinamento provinciale

  • Maria Lucia Infantino (coordinatore e rapp. con i media) - ml.infantino@libero.it
  • Tamara Violini (tesoriere e verbalizzatore) - tamara.violini@libero.it
  • Marco Bellotti (segretario organizzativo) - marco.bel@email.it
  • Aldo Bevilacqua (vicecoordinatore e rapp. con i partiti) - aldobevilacqua@libero.it
  • Lorenzo Rebecchi (vicecoordinatore) - lorenzo.rebecchi1975@libero.it
  • Aldo Gioberge (rapp. con i partiti e con i sindacati) - aldo.gioberge@fastwebnet.it
  • Vincenzo Savino (rapp. con enti locali e aziende) - vincsavino@gmail.com
  • Francesco Cardellicchio (rapp. con enti locali e aziende) - f.cardellicchio@email.it
  • Sara Cavassi (tema donna) - sara.cavassi@alice.it
  • Marco Calgaro (sanità e ambiente) - mark2009@fastwebnet.it
  • Giuseppe Agliata - pino.agliata@libero.it
  • Roberto Briseda - roberto.briseda@libero.it

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