Beni confiscati alle mafie

A seguito di una petizione sottoscritta da più di un milione di cittadini, nel 1996 veniva approvata la legge n. 109, che modificando la legge n. 575/1965 “Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere”, consentiva l’uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie. L’art. 2- undicies stabilisce, infatti, che detti beni immobili siano mantenuti al patrimonio dello stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile nonchè per altri usi governativi o pubblici, ovvero trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune dell’immobile, ovvero al patrimonio della provincia o della regione. A loro volta gli enti territoriali possono amministrarli direttamente o assegnarli a titolo gratuito a comunità, enti, associazioni, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche o centri di recupero e cura per tossicodipendenti nonchè ad associazioni ambientalistiche.

Dal 1982 al 2009 sono stati confiscati alle mafie 8.933 beni , di cui 5.407 sono stati destinati per fini sociali e 3.213 restano da destinare (fonte www.libera.it).

La Legge Finanziaria per il 2010 ha introdotto sostanziali modifiche alla materia, prevedendo che i beni confiscati, di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse, siano destinati alla vendita. Il personale delle Forze armate e di polizia possono costituire cooperative alle quali è riconosciuto il diritto di opzione prioritaria sull’acquisto dei suddetti beni. Anche gli enti locali ove sono ubicati i beni possono esercitare un diritto di prelazione. Si stabilisce anche che il Prefetto della provincia interessata darà un parere obbligatorio (cioè vincolante) e ogni informazione utile affinchè i beni non siano acquistati, anche per interposta di persona, da soggetti ai quali furono confiscati o da soggetti comunque appartenenti alla criminalità organizzata. Il ricavato sarà destinato, nella misura del 50%, al ministero per la sicurezza e il soccorso pubblico, il restante 50%, al ministero di giustizia.

E’ evidente che lo Stato ha introdotto la novella per la comprensibile necessità di incrementare le entrate, permangono però alcuni dubbi: quali sono i beni che non possono essere destinati per finalità di pubblico interesse? Posto che la criminalità organizzata è riuscita a introdursi ovunque e a coinvolgere anche gli insospettabili, basterà garantire un diritto di prelazione alle forze dell’ordine e agli enti territoriali nonchè prevedere un parere del Prefetto per evitare che i beni confiscati, sottratti a finalità istituzionali e sociali, ritornino nella disponibilità dei mafiosi?

Maria Lucia Infantino, avvocato, referente Italia dei Valori per la città di Trecate