
IL SITO DELLA PROVINCIA DI NOVARA
CRAXI:DI PIETRO, FU LUI A SCAPPARE, NON NOI A ESILIARLO/ANSA FORSE NON SE NE ACCORSE, MA QUEL GIORNO IN TRIBUNALE CONFESSO'
(di Paolo Cucchiarelli) (ANSA) - ROMA, 15 GEN - ''Io ero li' che gli chiedevo conto delle appropriazioni illecite dei partiti, e lui rispondeva: 'Era un sistema, tutti sapevano'. Ma a un magistrato questo non basta''. Sono passati sedici anni da quel giorno in cui, nell'aula del tribunale di Milano, Bettino Craxi si ritrovo' seduto sul banco degli imputati per rispondere alle domande di Antonio Di Pietro, ripreso dalle telecamere di Rai3. A distanza di tutto questo tempo, l'accusatore non ha cambiato idea sull'ex imputato: ''Craxi - dice Di Pietro in un'intervista all'ANSA - e' una persona che, ricoprendo cariche altissime, ha utilizzato il suo ruolo per interessi totalmente personali. E' uno dei promotori di Tangentopoli. Tutto bisogna fare meno che prenderlo a modello per le future generazioni''. Quella mattina, era il 17 gennaio del 1993 Craxi arrivo' al tribunale di Milano su un'auto blu. Nella concitazione, la macchina di scorta tampono' un motociclista, che fini' a gambe all'aria, proprio di fronte al palazzo di Giustizia. Seguirono tre ore di interrogatorio, in cui Craxi ribadi' la sua linea di difesa: tutti i partiti avevano beneficiato di finanziamenti illeciti, perche' ve la prendete solo con me?. ''Craxi - ricorda oggi Di Pietro - anche sotto interrogatorio, cerco' sempre di portare avanti una linea di autoassoluzione: tutti colpevoli, nessuno colpevole. In qualunque modo gli venivano poste le domande egli allargava la riposta per tirare dentro il sistema, gli altri, e quindi tentava di 'fondersi' e confondersi con essi''. Ma il punto cruciale, secondo Di Piero, e' che Craxi, nonostante il suo piano difensivo, messo di fronte ai fatti ammise in pieno tutte le sue responsabilita': ''Io non so se lui, e fino a che punto, da politico, abbia avuto ben chiaro al momento il senso delle sue parole e le responsabilita' che ne conseguivano: ma certamente, quel giorno ha confessato''. Inutile pretendere da Di Pietro un'autocritica: la posizione di Craxi, secondo l'ex pm del pool, era ben diversa da quella degli altri politici solo sfiorati dalle inchieste: ''La differenza tra lui e gli altri verso i quali si e' trovata una sola responsabilita' politica - spiega - e' che nei suoi confronti sono stati trovati riscontri di grassazioni e approfittamenti personali. Identificammo tre conti correnti all'estero. Provammo sia la provenienza illecita dei soldi, sia l'utilizzo personale e illecito. Quei soldi sono stati anche da lui utilizzati per fini personali e non per fini di partito. E' un falso storico raccontare le cose come se questi fatti non fossero accaduti''. Per questo non ha senso parlare di un Craxi esiliato dall'Italia e costretto a morire in terra straniera: ''Craxi non poteva accusarci - sottolinea l'ex sostituto procuratore - perche' e' lui se ne e' andato non noi che lo abbiamo mandato in esilio''. Se Craxi fosse rientrato in Italia per curarsi, dice ora Di Pietro, la magistratura si sarebbe comportata ''come si fece con gli altri, valutando i casi concreti''. '' Il Procuratore Borrelli ha sempre detto, e io cosi' mi sarei comportato, che tutti i latitanti, Craxi compreso dovevano tornare in Italia e che se c'erano problemi di malattia questi sarebbero stati valutati al momento del rientro. Non si poteva pero' valutare un provvedimento se l'interessato non si presentava''. Aggiunge Di Pietro: ''Non so se Craxi sarebbe andato in carcere, quanto tempo ci sarebbe stato. Previti e' stato condannato a parecchi anni di carcere ma non mi sembra che ci sia stato molto. Anche se non voglio dire che non ci sarebbe andato ''. L'ex pm si indigna di fronte alla riabilitazione dell'ex leader socialista, che a suo giudizio azzera colpe e sentenze passate in giudicato: ''Non condivido e deploro che, nel tentativo di dare una valutazione politica al personaggio Craxi, si vogliano cancellare le sue responsabilita' giudiziarie. Nella sua globalita' Craxi e' una persona che, ricoprendo cariche altissime, ha utilizzato il suo ruolo per interessi totalmente personali''. Di Pietro non tollera neanche l'uso politico che si sta facendo di Craxi. ''In realta' - dice il leader dell'Italia dei Valori - l'esaltazione acritica del personaggio Craxi e' solo ipocriticamente finalizzata a rivalutarlo. Vogliono semplicemente avallare comportamenti delittuosi che oggi vengono commessi inviando alla opinione pubblica il messaggio che questi debbono apparire leciti''
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