
IL SITO DELLA PROVINCIA DI NOVARA
La truffa dei Cip6: gli inceneritori assimilati alle energie rinnovabili
DAL BLOG DELL'ITALIA DEI VALORI - 19 GENNAIO 2011
La truffa dei CIP 6 è ormai ben nota a tutti, anche se periodicamente, sia gli italiani che le istituzioni europee sembrano dimenticarsene. In breve tutto comincia nel 1992 con la delibera n. 6 del Comitato Interministeriale Prezzi che stabilisce un incentivo per la produzione di energia provenienti da fonti rinnovabili. I fondi per tale operazioni provengono da un aumento del 7% delle bollette energetiche di tutti gli italiani che, da circa 20 anni, finanziano in questa maniera la promozione delle energie rinnovabili. O almeno pensano. Perché la delibera CIP6 fa riferimento ad una legge preparata ad hoc per fregare gli italiani a favore di industriali e affaristi che si spacciano per grandi imprenditori ma che costruiscono i loro profitti distraendo in maniera inopportuna risorse pubbliche.
Con l’espressione “rinnovabili e assimilate”, infatti, sono state finanziate per decenni forme di energia che nulla hanno a che fare con la definizione di rinnovabili fornita dalla Direttiva 2001/77/CE. Un caso su tutti, gli inceneritori, costruiti in Italia non perché, come vogliono farci credere, sono la soluzione al problema dei rifiuti ma per il semplice fatto che costruirli e gestirli rappresenta un grosso affare per pochi, pagato dai contribuenti.
Nel 2004 la Commissione Europea apre a tal proposito ben due procedure di infrazione contro l’Italia, giudicando inammissibile il finanziamento pubblico per l’incenerimento come fonte di energia rinnovabile.
L’Italia, messa all’angolo, rimedia con una serie di iniziative legislative con le quali formalmente, riesce a chiudere le procedure della Commissione. In sostanza, però, tra proroghe e deroghe ancora oggi decine di impianti di incenerimento usufruiscono degli incentivi CIP 6. Emblematico è il caso del celeberrimo decreto col quale il Governo italiano ha provato a risolvere la crisi dei rifiuti in Campania nel 2008. L’art. 9 della Legge 210/2008 prevede infatti gli incentivi per gli inceneritori che sono entrati in esercizio entro il dicembre 2009 e pone una deroga completa (e assolutamente incompatibile con la legislazione UE) per tutti gli impianti di incenerimento relativi a situazioni di emergenza quale quella campana.
Ed è per questo che, per risolvere la questione dei rifiuti, piuttosto che attivare seriamente la raccolta differenziata e incentivare la costruzione di moderni impianti di riciclo, si parla solo di quanti inceneritori costruire e di dove metterli. Fermo restando che sulla questione campana interverrò nel dibattito che si terrà in plenaria a Strasburgo questa sera alle 22 circa, già nel pomeriggio ho posto la questione dei CIP 6 al presidente della Commissione Barroso. Ero consapevole che la sua risposta sarebbe stata evasiva e per questo ho depositato anche un’interrogazione scritta alla quale mi ha garantito una sollecita risposta.
Di seguito il testo del mio intervento e la risposta di Barroso:
Presidente, la direttiva 2001/77/CE fissa la definizione di fonti rinnovabili per individuare quelle per le quali sono ammissibili degli incentivi pubblici. Dalle fonti rinnovabili è escluso l’incenerimento della parte non biodegradabile dei rifiuti. L’Italia sin dal 1992 ha incentivato attraverso un aumento della bolletta energetica dei cittadini la costruzione di inceneritori, scientificamente dannosi per la salute e per l’ambiente e per questo posti dall’UE come opzione residuale per la gestione integrata dei rifiuti. Con riferimento a questi incentivi ci sono state ben due procedure di infrazione e, nonostante formali interventi legislativi, in Italia l’incenerimento di rifiuti viene ancora oggi incentivato come assimilato alle rinnovabili, uno su tutti il caso di Acerra. Mi rendo conto che potrà risultarle difficile ricordare i dettagli della situazione dei CIP 6 e per questo che ho presentato una interrogazione scritta. Le domando però di confermarmi che non è possibile incentivare come rinnovabile l’incenerimento di rifiuti non biodegradabili e che non è prevista alcuna deroga in tal senso. Inoltre vorrei sapere se non risulta incoerente che la direttiva rifiuti ponga l´incenerimento come opzione residuale per lo smaltimento dei rifiuti mentre la direttiva 2001/77/CE incentiva come fonte rinnovabile l´incenerimento. La Commissione prevede un intervento di revisione a tal proposito?
Onorevole Alfano, lei ha detto giustamente che si tratta di una domanda molto dettagliata. Non posso conoscere i dettagli di tutte le procedure di violazione. Le posso dire però una cosa importante per quanto riguarda l’energia. Al mercato interno dell’energia, abbiamo adesso settantasette procedure di violazione in corso nei confronti dei paesi membri e cinquantacinque sul mercato interno, quindi se mi può fornire la sua interrogazione per iscritto sarò estremamente lieto di fornirle un risposta sempre per iscritto.
Sonia Alfano
P.S. Potete scaricare il testo dell'interrogazione da qui
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