IL SITO DELLA PROVINCIA DI NOVARA

Un sindacato che fa il proprio mestiere. E lo fa bene

06.09.2011 18:53

Maurizio Zipponi

Il pietoso spettacolo del Pd sullo sciopero crea un grosso problema per l’alleanza contro Berlusconi

L’Italia dei Valori allo sciopero generale proclamato dalla Cgil ci sarà. Sarà nelle 100 piazze insieme ai lavoratori perché questo sciopero indica una grande novità: non è uno sciopero di protesta politica legato solo a un evento, in questo caso la manovra finanziaria. E’ l’inizio di una lunga fase di conflitto sociale e ne è prova il fatto che sono già previste iniziative nelle principali città e fuori dai palazzi del potere. La stessa Fiom ha annunciato iniziative da metà settembre insieme al movimento dei precari e a tutte quelle associazioni e organizzazioni dei movimenti protagonisti della battaglia referendaria e oltre.
C’è una seconda novità che consiste nelle dichiarazioni fatte dalla segretaria generale Susanna Camusso fuori dal Senato qualche giorno fa per spiegare le ragioni dello sciopero: finalmente si tratta di un’astensione dal lavoro sostenuta da una piattaforma sindacale, cioè da richieste che hanno a che vedere con la condizione di lavoro e la condizione di vita sia dei giovani precari sia dei pensionati. E’ un sindacato che finalmente parla al mondo del lavoro e parla facendo il proprio mestiere. Questo indica che non si tratta di una protesta a se stante ma dell’inizio di un percorso sostenuto da una piattaforma. Un percorso che durerà nel tempo.
Terza questione: lo sciopero e le iniziative che la Fiom ha messo in campo quest’anno sulla difesa dei diritti fondamentali, a partire dalla difesa della Costituzione e dell’articolo 18 dello Statuto, contro gli accordi separati della Fiat, per la prima volta incrociano il senso comune delle persone che non sono sindacalizzate e che non seguono le dinamiche interne dei partiti e delle istituzioni. Non so dove vivano tanti rappresentanti delle istituzioni per non accorgersi come mi accorgo ogni giorno, andando al supermercato, dal barbiere di quartiere, negli ospedali e dappertutto, che non c’è una sola persona normale, anche molto moderata, molto cheta, molto perbene che non sia furibonda per l’ingiustizia sociale di ciò che sta accadendo. C’è un pericolo vero in questo sentire comune, c’è un giudizio sprezzante sulla politica, il giudizio che appiattisce la politica in un unico deprecabile soggetto. Lo sciopero generale, che proseguirà in varie e articolate azioni coordinate con ciò che faranno le associazioni e i movimenti permetterà alla gente di distinguere, di creare quella che io chiamo “fase di cambiamento”: il far sì che a un’indignazione generale contro l’ingiustizia sociale e al conflitto che si apre per questo, corrisponda un’offerta politica di cambiamento nelle persone e nei contenuti.
C’è un punto dolente ed è il Partito Democratico. Sulla questione dello sciopero della Cgil assistiamo al pietoso spettacolo di un partito che si chiama fuori, che si mette in una posizione di attesa. Sinceramente a me sembra un suicidio politico: come si fa a non capire che la Fiom ha avuto ragione a dire “guardate che la Fiat usa gli operai come un capro espiatorio” per andarsene col sacco pieno di soldi verso gli Stati Uniti, verso il Brasile, verso la Polonia? Come si fa a non capire che Marchionne è un bluff, che sono due anni che dice che fa 20 miliardi di investimento in Italia e non si è ancora visto il becco di un quattrino ma si è vista invece solo cassa integrazione e chiusura degli stabilimenti? Spero che sulle tante voci che dentro il Pd si stanno levando contro lo sciopero, contro la Cgil e contro i lavoratori prevalga il buon senso di Pierluigi Bersani che qualche giorno fa ha assicurato la presenza del suo partito nelle piazze in sciopero.
Lo spero perché altrimenti c’è un problema molto grande. Se deve esistere un’alleanza tra Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra e libertà, questa alleanza va accelerata e riempita di contenuti. Indico solo 5 temi che rappresentano l’indice di cambiamento e sui quali questi tre partiti devono dire se sono d’accordo o no: sono i temi della legalità, della giustizia sociale, del modello di sviluppo che emerge dai risultati del referendum, del lavoro come dimensione della dignità delle persone, e della democrazia intesa come rappresentanza regolata da una legge. Per questo il comportamento del Pd oggi crea dei grossi problemi: rende non chiara l’alternativa a Berlusconi. Noi pensiamo che l’Idv sia parte di un processo politico e ci auguriamo che le battaglie in Parlamento entrino in contatto con le battaglie fuori di esso, in contatto con il conflitto, perché solo “linkando” battaglia istituzionale e battaglia sociale generi il fenomeno del cambiamento. E solo così si può contrastare il camaleontismo di Montezemolo e di chi vorrebbe mandare a casa Berlusconi per poter proseguire meglio questa politica insopportabile.

Pubblicato sul settimanale “Gli Altri” del 2 settembre 2011

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